Care amiche e amici,
la crisi di Governo innescata ieri dal voto in Senato e la decisione, inevitabile, di sciogliere le
Camere da parte del Presidente della Repubblica, portano il Paese dentro una fase di
transizione politico-istituzionale estremamente delicata, che sfocerà in nuove elezioni.
Percorso che recepisce, purtroppo, l’indisponibilità delle forze politiche a continuare,
seppur per pochi mesi, l’esperienza di una legislatura di unità nazionale.
L’Italia affronta questa curva nel mezzo della peggiore crisi economica, sociale, sanitaria
della sua storia e in prossimità di scadenze e appuntamenti fondamentali, a partire dalla
definizione di misure che rispondano alle pressanti urgenze economico-sociali e,
naturalmente, dai contenuti della nuova Legge di Bilancio.
La decisione, saggia, del Capo dello Stato di lasciare al Governo dimissionario il compito di
accompagnare il Paese alle nuove consultazioni permette una continuità nella gestione
dell’emergenza, che oggi va considerata parte integrante degli affari correnti. È in questa
ottica che, già a fine mese, ci aspettiamo risposte forti di sostegno contro un’inflazione che
schiaccia i redditi e i risparmi delle fasce deboli.
Il mutato quadro politico non cambia infatti la domanda di coesione e concordia che viene
dal Paese. La cosa peggiore che possiamo fare è tornare a una politica gridata, fatta di
slogan e bandierine identitarie, di quel vuoto conflitto muscolare che ha bloccato per 20
anni riforme e investimenti.
Non possiamo permettercelo. Le scadenze europee, i fondi del PNRR con i 55 obiettivi che
dobbiamo portare al traguardo entro la fine dell’anno, lo shock energetico e il galoppante
caro-prezzi, le condizioni di milioni di lavoratori, famiglie, pensionati, non consentono
tentennamenti, speculazioni, demagogie.
Per questo, nel rispetto dell’autonomia delle forze politiche, lanciamo un appello alla
responsabilità e chiediamo a tutti i gruppi parlamentari, ai partiti, alle altre organizzazioni di
rappresentanza, di sostenere già dai prossimi giorni un’agenda sociale che non ha bandiere
né colori partitici, ma che nasce invece dalle istanze reali di un Paese in mezzo al guado.
Rilancio dei salari e delle pensioni, nuove e solide opportunità di lavoro per giovani e
donne, fisco, riforma della previdenza verso modelli più flessibili e inclusivi, politiche attive
e formazione, nuove politiche industriali ed energetiche, investimenti e riscatto del
Mezzogiorno, scuola, pubblico impiego, aiuto alla non autosufficienza, governance
partecipata delle risorse europee… sono tutti dossier che non possono essere considerati di
parte e devono trovare giusta collocazione e messa a terra nelle priorità di ogni Esecutivo,
secondo le linee condivise dalle parti sociali in questo anno e mezzo.
Su tutto questo chiamiamo la politica ad atti di concretezza e pragmatismo. E su questo la
valuteremo, a partire già dai prossimi provvedimenti.
Affettuosi saluti.
Luigi Sbarra